A seguito di un accurato processo di valutazione dei rischi, possono essere definite le modalità più adeguate a proteggere le zone pericolose, senza trascurare le necessità operative. Abbiamo già parlato di ripari e protezioni, ma su che base scegliere se utilizzare ad esempio ripari fissi o barriere fotoelettriche?
Naturalmente una norma viene in soccorso per agire in sicurezza e conformità, nello specifico si tratta della norma UNI EN ISO 13855 – “Sicurezza del macchinario – Posizionamento dei mezzi di protezione in funzione delle velocità di avvicinamento di parti del corpo umano”
La distanza tra il dispositivo di protezione e gli organi pericolosi protetti deve essere determinata come segue: 𝗦 = (𝗞 × 𝗧) + 𝗖 dove:
𝗦 è la distanza minima (espressa in mm), 𝗞 è la velocità di avvicinamento del corpo o di una parte del corpo (espressa in mm/s), 𝗧 è il tempo di arresto complessivo degli elementi pericolosi protetti (espresso in secondi) e 𝗖 è la distanza di intrusione (espressa in mm) ovvero la distanza che una parte del corpo (generalmente la mano e/o il braccio) può coprire senza essere rilevata dal dispositivo di protezione.
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